Generale dell'antica Roma. Cinque volte dittatore, ebbe
quattro volte gli onori del trionfo. Durante l'assedio di Veio, nel 396 a.C., vi
penetrò per una via sotterranea segreta, la distrusse e vi fece ricco
bottino. Accusato di ambizione per avere attaccato quattro cavalli bianchi al
suo carro trionfale, dichiarato nemico del popolo per aver impedito ai soldati
il saccheggio di Veio, fu citato a comparire davanti ai Comizi; amareggiato
dall'ingratitudine dei Romani, nel 391 a.C. si condannò a volontario
esilio a Ardea. Nel 390 a.C., dimentico delle offese ricevute, tornò a
difendere Roma dai Galli rompendo le trattative con Brenno, disposto a togliere
l'assedio dietro compenso. Dopo aver incitato a salvare la patria "col ferro e
non con l'oro", riuscì a sbaragliare i nemici, a ricostruire la
città e a guadagnarsi il titolo di secondo fondatore di Roma. Morì
di peste (m. 365 a.C.).